Una delegazione della Caritas Diocesana di Città di Castello (Direttore ed alcuni componenti dell’Equipe) hanno partecipato al 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane , tenutosi a Grado, dedicato al tema, assai attuale, dei “Confini, zone di contatto, non di separazione”.
L’evento ha visto incontrarsi e confrontarsi per quattro giorni insieme 613 tra direttori e membri di équipe provenienti da 182 Caritas diocesane di tutta Italia.
Negli “orientamenti” finali il direttore di Caritas Italiana, Don Marco Pagniello, ha indicato le proposte di lavoro per continuare il cammino Caritas nei prossimi mesi. Richiamandosi al primo presidente di Caritas Italiana, don Giovanni Nervo, ha ricordato l’importanza di capire dove “poniamo i confini”, che per Caritas non sono dei limiti, ma delle “zone di contatto”, “luoghi in cui fare l’esperienza della presenza di Dio perché ci permettono di aprirci agli altri e di capire che c’è Qualcuno che può fare prima, durante e dopo il nostro servizio”. I confini, per don Pagniello, “sono anche luoghi che permettono di custodire la nostra identità e chi siamo come Caritas”, confini quindi “da custodire” come l’impegno per la pace e a difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, il servizio civile come luogo per educarsi alla pace e alla nonviolenza, la dignità umana, il diritto alla salute e l’attenzione alle aree metropolitane e aree interne.
Il Direttore di Caritas Italiana ha rilanciato l’importanza della presenza dei volontari che sono un indicatore dell’efficacia del lavoro di animazione della comunità cui è chiamata la Caritas. Ha richiamato alla necessità di “stare nelle complessità” e ribadito il senso e il ruolo della Caritas, ad ogni livello. L’efficacia della Caritas non si misura sul fare, ma sull’essere: “Il nostro fare nasce dal nostro essere”. “Riconoscere i nostri confini”, ha concluso, “significa imparare a stare sulla soglia, consapevoli dei nostri limiti e potenzialità, disposti a scoprire parti di sé che solo l’Altro può svelare. Animare la comunità, perché sappia custodire il senso profondo dell’umano che affiora nella capacità di abitare il ‘tra’ di un attraversamento che è anche un intrattenersi”. Abitare il confine significa essere “testimoni di carità, per seminare speranza ed essere segno”, sapendo che “la prima opera segno è lo stile con cui facciamo le cose”.
Infine, alcune proposte concrete di azione a livello nazionale, come un microcredito sociale per il Giubileo, a favore di persone che hanno difficoltà ad accedere al credito ordinario. Poi una rete di supporto, costituita da istituzioni, enti ecclesiali e sociali, per minori e donne che decidono di lasciare la famiglia di origine per sottrarsi ai condizionamenti e alle violenze dovute all’appartenenza ad organizzazioni criminali e azioni di informazione, sensibilizzazione, prevenzione e contrasto dell’azzardo.
Caritas Italiana avvia al suo interno il Coordinamento Europa e condivide l’appello di Caritas Europa su cinque priorità in vista delle elezioni del prossimo giugno, proposte per il Parlamento europeo per un’Europa “più giusta”: mercati del lavoro e protezione sociale efficaci, accesso garantito a servizi sociali buoni e di qualità, tutela dei diritti umani e della dignità nelle politiche di migrazione e di asilo, finanziamenti costanti per gli attori locali che svolgono attività di sviluppo e umanitarie, politiche globali più eque per lo sviluppo sostenibile, affrontando questioni come la necessità di sistemi alimentari equi e la finanza per il clima.